Isola Tiberina

Isola Tiberina – Portico di Ottavia

L’isola Tiberina è collegata a Trastevere dal Ponte Cestio e alla zona del ghetto dal Ponte FabricioPonte Rotto“.

La sua forma allungata ricorda quella di una nave e gli edifici di travertino alle due estremità erano paragonabili alla prua e alla poppa. Qui sorgeva anticamente un tempio dedicato ad Esculapio, dio della medicina e protettore contro la peste, per una continuazione storica, attualmente vi ha sede l’ospedale Fatebenefratelli e sulle rovine del Tempio di Esculapio fu eretta la Chiesa di San Bartolomeo de Insula, situata nella piazza centrale dell’isola, è stata più volte rimaneggiata fino ad assumere nel ‘600, l’attuale aspetto barocco sia all’interno che all’esterno.

Attraverso il Ponte Fabricio, l’unico antico ponte romano giunto a noi pressoché intatto ed ancora in uso, si raggiunge la zona del ghetto. Gli ebrei dapprima installati a Trastevere furono apprezzati durante l’impero per le loro capacità nel campo della medicina e delle finanze.

Fu papa Paolo IV a stabilire che gli ebrei dovessero vivere in un luogo chiuso e a loro riservato, circondati da un alto muro che, partendo dal Ponte Fabricio, si estendeva per il Portico d’Ottavia fino alla piazza delle Cinque Scole. Nacque così il ghetto. Gli abitanti potevano uscire di giorno ma non di notte, poiché le porte venivano chiuse, e nella chiesa di Sant’Angelo in Pescheria erano costretti ad ascoltare le messe cristiane. Sotto il fascismo le persecuzioni ripresero a pieno ritmo con le deportazioni nei campi di concentramento.

Solo nel 1848 con papa Pio IX, vennero demolite le mura e quarant’anni più tardi, il quartiere venne raso al suolo e ricostruito intorno alla sinagoga completata nel 1904. Ancora oggi molti degli abitanti del ghetto sono ebrei profondamente legati alla loro storia, alle tradizioni e alle attività commerciali.

Interessante all’interno della sinagoga, è la visita alle sale della “Mostra permanente della Comunità ebraica” di Roma, oggi Museo, dove sono raccolti manoscritti originali, libri di preghiera, arredi sacri accanto a documenti e testimonianze dell’antico ghetto.

Accanto sorge Palazzo Cenci, appartenuto alla famiglia dei Cenci che molto fecero parlare di sé. La figlia di Francesco Cenci, Beatrice, venne accusata di stregoneria e di avere ucciso il padre su istigazione della matrigna e del fratello. Così tutti i colpevoli furono condannati a morte e decapitati a Ponte Sant’Angelo.

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Subito dopo si arriva al Portico d’Ottavia. Costruito da Augusto in onore di sua sorella Ottavia, è l’unico Portico conservato della monumentale piazza del Circo Flaminio. Esso delimitava l’area dei templi di Giove e Giunone, restaurato in seguito da Caracalla, parte dell’ingresso maestoso fa da ingresso alla Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria. La chiesa prende il nome dal mercato del pesce che sorgeva proprio sulle rovine del Portico grazie ai collegamenti fluviali del vicino porto sul Tevere.

Il ghetto finisce nella piazzetta Mattei (intitolata ai nobili Mattei) al centro della quale c’è la Fontana delle Tartarughe eretta su disegno di Giacomo della Porta e scolpita da Taddeo Landini.

Proseguendo per via di Torre Argentina, si giunge al Largo omonimo dominato dagli scavi “dell’area sacra di Largo Argentina”.

Viene così designata la zona dove, negli anni ’20, sono stati portati alla luce i resti più antichi di quattro templi romani dell’età repubblicana. Non essendo stato possibile risalire alle divinità cui erano dedicati, sono stati chiamati A-B-C-D. Attiguo è il Teatro Argentina fondato dalla famiglia degli Sforza ancora oggi di grande prestigio e palcoscenico di rappresentazioni molto applaudite.

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